Con Laura Angelelli
Visita guidata + biglietto di ingresso + diritti di prenotazione + sistema amplificazione: Eu 23,00 iscritti a Flumen / Eu 25,00 non iscritti
La vera essenza di Warhol in oltre 170 opere che tracciano la vita “fuori dall’ordinario” di uno dei più acclamati artisti contemporanei. La mostra parte dalle origini artistiche della Pop Art: è nel 1962 che il genio di Pittsburgh inizia a usare la serigrafia e crea la serie Campbell’s Soup, minestre in scatola che Warhol prende semplicemente dagli scaffali dei supermercati per consegnarli all’Olimpo dell’Arte, seguono le serie su Elvis, su Marilyn e sulla Coca-Cola. Warhol diventa in quegli anni il centro catalizzatore della cultura newyorchese, frequenta i locali più ambiti del momento, come lo Studio 54 o il Max’s Kansas City dove si fa fotografare, tra gli altri, con Liza Minnelli, Debbie Harry, Paloma Picasso, Truman Capote. Nel ‘63 si trasferisce a lavorare sulla quarantasettesima est, nella Silver Factory, la fabbrica d’argento, per l’aspetto che il fotografo Billy Name riuscì a darne riempiendo i muri di carta stagnola. Come si evince dalle numerose opere dedicate in mostra, i frequentatori della Factory erano moltissimi: Bob Dylan, Truman Capote, John Lennon, Mick Jagger, Jack Kerouac, Salvador Dalì, Tennessee Williams, Rudolf Nureyev, Montgomery Clift, chiunque poteva entrare nel magico mondo di Andy. I ritratti di alcuni di loro spiccano sulle pareti del Vittoriano, così come le copertine degli album realizzate da Warhol raffiguranti immagini e simboli passati alla storia come la banana di The Velvet Underground & Nico del 1967, i jeans di Sticky Fingers (1971) dei Rolling Stones e molte altre.
Nel 1969 fonda Interview, un magazine interamente dedicato alle celebrità, forse l’unica vera, grande fissazione di Warhol. Dipinge incessantemente nella metà degli anni ’70, usando come base le polaroid scattate dai tanti personaggi che continuano a popolare la Factory: Liz Taylor, Sylvester Stallone, John Wayne, Liza Minnelli, Valentino, Armani, Caroline di Monaco e Michael Jackson. Sono gli anni ’70 e ’80 a incoronarlo come il più prolifico e noto artista vivente, un’icona dalla vita straordinaria, tra i più grandi rivoluzionari del linguaggio artistico e culturale di tutti i tempi. Nel pieno della fama e della popolarità, il 22 febbraio del 1987 Warhol muore sotto i ferri di una semplicissima operazione alla cistifellea, lasciando il mondo orfano di un personaggio che, come pochi altri, ha cambiato il corso della storia. Un artista che diceva di non volersi occupare di politica, ma che condizionava le masse; che sosteneva di non ricercare alcun messaggio impegnato nelle sue opere, ma che intercettava la concezione moderna del pensiero. Un artista i cui “15 minuti di celebrità” non sono affatto cessati.