Con Marco Mancini
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Nel Rione di San Saba, il cosiddetto Piccolo Aventino, la chiesa omonima, affidata al Collegio Germanico-Ungarico retto dai Gesuiti, trae origine da un oratorio retto in onore di S.Silvia madre di S.Gregorio Magno, trasformato poi in monastero dedicato a San Saba capo del monachesimo orientale. La Chiesa, a tre navate spartite da 14 colonne di spoglio costruita a partire dal lontanissimo anno 1205, ha subito nei secoli radicali trasformazioni sino all’ultimo restauro effettuato da Antonio Muñoz a partire dai primi anni del 1900, che ha riportato l’originale assetto medievale con la distruzione degli arredi barocchi.
Come mostrano le foto dell’epoca, ancora all’inizio del ‘900 la chiesa e il monastero di San Saba erano in piena campagna. Il primo piano regolatore di Roma (= 1909) produsse nel 1921 i nuovi rioni popolari di San Saba e Testaccio, gli ultimi due rioni dentro le mura scorporati dal territorio di Ripa.
Tra il 1907 e il 1914 il Blocco Popolare che governava la città in quegli anni (Radicali, Repubblicani e Socialisti con il sindaco Ernesto Nathan) fece realizzare dall’Istituto Case Popolari sul Piccolo Aventino, fra la chiesa e le mura, 10 lotti di edilizia residenziale destinati alla piccola borghesia impiegatizia, tra gli ultimi insediamenti residenziali programmati dentro le mura Aureliane. Il rione fu progettato, come anche le case popolari di Testaccio, dall’allora giovane Quadrio Pirani, e in onore del progetto le strade ebbero nomi di grandi architetti: Bernini, Borromini, Baccio Pontelli, Palladio, Pirro Ligorio e Bramante danno il proprio nome alle vie tranquille, larghe e alberate di questo suggestivo quartiere di Roma che si distribuisce attorno a una bella e accogliente piazza, suo vero cuore pulsante. Situato com’è sulla spianata in cima ad una collina scoscesa, il rione è percorso da salite e scalinate che degradano verso le mura o verso il sottostante Testaccio.