Raccontato da Barbara Di Lorenzo
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La chiesa dei Santi Cosma e Damiano fu la prima ad essere edificata nell’area dei Fori, appare infatti evidente che la chiesa e l’adiacente convento si appoggino completamente su poderose strutture di età romana facenti parte dell’antico tempio del Forum Pacis. Il complesso sfrutta le murature della biblioteca e parte del Praefectus Urbis ricostruiti da Settimio Severo dopo un devastante incendio: all’esterno del convento sono visibili ancora i fori delle grappe che sostenevano la gigantesca e celeberrima mappa marmorea della Forma Urbis Romae della quale sono stati ritrovati numerosi frammenti ritenuti importantissimi in quanto esplicativi della topografia di Roma Imperiale, inoltre una parte della chiesa insiste sul Tempio di Romolo, figlio di Massenzio, che si affacciava direttamente sulla via Sacra.
Per entrare nella chiesa si accede dal chiostro del convento, dal quale oltre all’ingresso alla chiesa, è possibile raggiungere una sala in cui è esposto un prezioso presepe napoletano. Appena alla destra dell’ingresso, ad un livello molto più basso, i resti del tempio di Romolo che tramite un portale era in comunicazione con la via Sacra. Straordinario il grande mosaico del catino absidale databile al VI secolo il quale contribuisce in maniera determinante alla comprensione della chiesa originaria fornendoci un esempio sublime di opera musiva puramente raffigurativa e meno impregnata degli schematici elementi ornamentali che caratterizzano altri mosaici bizantini.
Sola, tra le maggiori basiliche di Roma, a conservare le strutture originali del suo tempo, sia pure arricchite di aggiunte successive, presenta al suo interno alcune particolarità che la rendono veramente unica: i mosaici della navata centrale e dell’arco trionfale risalenti al V secolo realizzati durante il pontificato di Sisto III (432-440) e quelli dell’abside la cui esecuzione fu affidata al frate francescano Jacopo Torriti per ordine di Papa Niccolò IV (1288-1292); la pavimentazione cosmatesca del 1288; il soffitto cassettonato in legno dorato disegnato da Giuliano San Gallo (1450); il Presepe del XIII sec. di Arnolfo da Cambio; le numerose cappelle (da quella Borghese a quella Sistina, dalla cappella Sforza a quella Cesi, da quella del Crocifisso a quella quasi scomparsa di San Michele); l’Altare maggiore opera di Ferdinando Fuga e successivamente arricchito dal genio di Valadier; infine, la Reliquia della Sacra Culla e il Battistero. Ogni colonna, ogni quadro, ogni scultura, ogni singolo tassello di questa Basilica è un compendio straordinario di storia e spiritualità.