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La bellissima reggia di Caserta rappresenta la più grande residenza reale del mondo con oltre 2 milioni di mq. Fu voluta dal re di Napoli Carlo di Borbone (1716-1788) il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles. L’entroterra casertano venne considerato un luogo più sicuro e nello stesso tempo non troppo distante da Napoli. Per la costruzione il sovrano si rivolse all’architetto Luigi Vanvitelli (1700-1773), a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo di Borbone ottenne dal Papa di poter incaricare l’artista e nel frattempo acquistò l’area necessaria dal duca Michelangelo Gaetani, pagandola 489.343 ducati, una somma enorme.
Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il parco e la sistemazione dell’area urbana circostante, con l’approvvigionamento attraverso un nuovo acquedotto (= Acquedotto Carolino) che comprendesse l’annesso complesso di San Leucio.
La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e manifestare potenza e grandiosità, ma anche efficienza e razionalità. Il progetto si inseriva nel più ampio piano politico di re Carlo di Borbone, che probabilmente voleva anche spostare alcune strutture amministrative dello stato nella nuova reggia, collegandola alla capitale Napoli con un vialone monumentale di oltre 20 km.
Vanvitelli giunse a Caserta nel 1751 e iniziò subito la progettazione del palazzo commissionatogli, con l’obbligo di farne uno dei più belli d’Europa. Il 22 novembre di quell’anno l’architetto sottopose al re di Napoli il progetto definitivo per l’approvazione. Due mesi dopo, il 20 gennaio 1752, genetliaco del re, nel corso di una solenne cerimonia alla presenza della famiglia reale con squadroni di cavalleggeri e di dragoni che segnavano il perimetro dell’edificio, fu posta la prima pietra. I lavori realizzativi di questa opera faraonica durarono complessivamente diversi anni e alcuni dettagli rimasero incompiuti. Nel 1759, oltretutto, Carlo di Borbone di Napoli era nel frattempo salito al trono di Spagna, con il nome di Carlo III, e aveva lasciato Napoli per Madrid. I sovrani che gli succedettero, Gioacchino Murat, che comunque contribuì all’abbellimento della reggia, Ferdinando IV, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II, col quale ebbe termine in Italia la dinastia dei Borbone, non condivisero mai lo stesso entusiasmo di Carlo nei confronti Reggia.

Accompagna la gita

VALERIA MARINO. Storica dell’arte, laureata a Roma La Sapienza dove collabora da anni con la cattedra di Iconografia e Iconologia; ha pubblicato saggi sulla pittura sacra a Ferrara e sulla decorazione manieristica a Malta. Conduce durante l’anno numerosi cicli di lezioni, conferenze e percorsi itineranti sui grandi temi dell’arte, impegnata da sempre nella divulgazione culturale ad alti livelli. È una collaboratrice storica di Flumen, con cui ha condotto innumerevoli visite guidate, lezioni, gite e viaggi, in Italia e all’estero.

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