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Con Barbara Di Lorenzo

Biglietto d’ingresso: Eu 10

Visita guidata + noleggio sistema di amplificazione: Eu 12 iscritti a Flumen / Eu 15 non iscritti

Dopo i fasti papali cinquecenteschi Villa Giulia conobbe un lungo periodo di decadenza finché nel 1889, all’indomani dell’unità politica italiana, per impulso di Felice Barnabei, archeologo e politico italiano, non venne finalmente trasformata in un museo sulla base di un ambizioso e avveniristico programma di esplorazioni archeologiche e di un innovativo progetto museografico.

Quest’ultima, localizzata nella villa di Papa Giulio III sulla Flaminia, era destinata ad accogliere tutti gli oggetti scoperti nell’area che gravitava sulla Capitale per estendersi anche a una parte dei territori un tempo dipendenti dallo Stato della Chiesa, dal Lazio all’Umbria.

Il progetto di Barnabei, concretizzatosi grazie al Regio Decreto il 7 febbraio del 1889, mirava a recuperare uno dei luoghi più affascinanti del Rinascimento italiano e, al tempo stesso, dotare la neonata nazione di un museo interamente dedicato alla riflessione sulle origini più remote dell’identità italiana, grazie a un’esposizione incentrata sulle antichità preromane di popoli come gli Etruschi e gli Italici (in particolare Falisci, Umbri, Latini e Sabini).

Per queste ragioni Villa Giulia, arricchitasi nel frattempo anche della vicina Villa Poniatowski – la residenza ottocentesca dell’ultimo discendente dei Re di Polonia – è divenuta il più importante museo etrusco al mondo, potendo vantare nelle sue raccolte alcuni tra i più celebri capolavori di questa civiltà, per un totale di oltre 6000 oggetti distribuiti in 50 sale, su di una superficie espositiva di oltre 3000 mq.

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