Con Barbara Di Lorenzo
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Il nome Ara Coeli, l’altare del cielo, è legato alla leggenda popolare dei misteriosi segnali che preannunciarono in età augustea l’avvento del Cristo. Ed è proprio Augusto, il più illustre degli Imperatori Romani, ad avere una visione mentre è nei pressi del tempio sul punto più alto del Campidoglio: si squarcia il cielo ed appare tra le nuvole una bellissima ragazza seduta su un altare con un bimbo in grembo. “Ecco l’altare del figlio di Dio! Haec est ara filii Dei” esclama; ed Augusto, si racconta, cade in ginocchio.
Per ricordare questo prodigio i Francescani nel 1200 costruirono la Chiesa sul Tempio di Giunone Moneta, dove era avvenuto l’evento prodigioso, che fu dunque chiamata Santa Maria in Aracoeli. Consacrata nel 1291 la scalinata trecentesca è un omaggio alla Vergine per aver fatto cessare la peste nera; fu inaugurata nel 1348 da Cola di Rienzo. La scalinata è qualcosa di più di un modello architettonico, ci tramanda il senso che ha la vita spirituale per molti uomini del Medioevo, un duro pellegrinaggio, gradino dopo gradino, verso un mistico altare celeste.
La chiesa è famosa da sempre per il Santo Bambino, una scultura in legno del bambino Gesù intagliata nel XV secolo con il legno d’olivo del Giardino dei Getsemani e ricoperta di preziosi ex voto. Secondo la credenza popolare era dotata di poteri miracolosi e i fedeli vi si recavano per chiedere la grazia per un male o una disgrazia. La statua, trafugata assurdamente nel febbraio del 1994, non è stata più ritrovata, sostituita ora da una copia, alla quale tuttavia non mancano nuovi ex voto.