Con Barbara Di Lorenzo
Quota di partecipazione: 15 euro iscritti a Flumen / 18 euro non iscritti (comprende un rinfresco di benvenuto). Prenotazione obbligatoria, posti limitati.
Micene venne edificata in un angolo recondito dell’Argolide, in un paesaggio povero, aspro e carico di miti tragici. Ma quel remotissimo passato, questo deserto di rocce e sterpeti, ospitò gli albori di una delle fasi più vitali della storia dell’umanità che prese il nome, per sempre, da questa città: la civiltà micenea. Nel II secolo d.C. lo storico Pausania, visitando le rovine di una Micene oramai abbandonata, era ancora in grado di riconoscere le tombe degli antichi eroi e di darne una dettagliata descrizione. Saranno le sue notizie a guidare molto tempo dopo Schliemann quando, dopo il ritrovamento di Troia, diede inizio alle sue straordinarie campagne di scavo nel sito della città dove un tempo regnava Agamennone. Secondo gli antichi miti a Micene avrebbe regnato la dinastia degli Atridi, famosa per essere stata con Agamennone alla testa della guerra contro Troia cantata da Omero e per le successive tragiche vicende di uccisioni, adulteri e vendette da cui trassero materia i poeti epici e tragici. Possenti mura ciclopiche circondano l’acropoli del XIV secolo a.C.: delle due porte, famosissima è la monumentale Porta dei Leoni, oltre la quale, all’interno, si trova il recinto sacro di una necropoli reale, frequentata sin dal XVI sec. a.C; nella città bassa si collocano i resti di nove grandiose tombe a cupola della II dinastia, di cui la più monumentale è il cosiddetto tesoro di Atreo.
«… vedendola appressarsi io non potevo difendermi da uno sbigottimento istintivo, come se quelle forme misteriose rinnovellassero in me il terrore che m’avevano inspirato gli antichi delitti»
Gabriele D’Annunzio, “La città morta”