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Con Barbara Di Lorenzo

Visita guidata + noleggio sistema amplificazione: Eu 12,00 iscritti a Flumen / Eu 15,00 non iscritti
Biglietto di ingresso: Eu 12,00

La leggenda vuole che Roma ebbe le sue origini sul Palatino: nell’Eneide si narra di come sul Palatino vivessero Greci immigrati dall’Arcadia, comandati da Evandro e suo figlio Pallante con cui vennero in contatto Ercole e poi Enea. Secondo la mitologia romana, inoltre, il Palatino fu il luogo dove Romolo e Remo vennero trovati dalla Lupa che li tenne in vita allattandoli nella Grotta del Lupercale. Quando Romolo, ormai adulto, decise di fondare una nuova città, scelse proprio questo luogo, e la casa Romuli effettivamente era una capanna ricostruita e restaurata più volte, situata nell’angolo nord-ovest della collina.
Proprio per la straordinaria importanza mitologica di questo colle per la storia di Roma, Augusto scelse il Palatino come residenza del primo imperatore di Roma, e di seguito vi abitarono tutti gli altri, trasformandolo in un enorme e ricchissimo palazzo da cui dominare il mondo.

Ovidio è considerato uno dei poeti latini più apprezzati e più letti sia per i contenuti che per lo stile, capace di affrontare con successo argomenti assai vari adattando a ciascuno di essi uno stile brillante e facile nella sua immediatezza. Questa sua caratteristica gli ha garantito un’enorme popolarità presso i suoi contemporanei e nelle epoche successive. Le Metamorfosi, l’opera più celebre e amata del poeta, sono costituite da un ampio poema epico in 15 libri. In essi Ovidio racconta un enorme numero di miti di trasformazione (= Narciso trasformato in fiore, Dafne trasformata in alloro,…) che nell’insieme configurano un’originalissima storia dell’Universo, che va dalla creazione del mondo e dal diluvio universale fino al tempo di Augusto, l’epoca in cui viveva. Nell’8 d.C. il dramma, l’imperatore Augusto spedisce Ovidio in esilio a Tomi, sul Mar Nero, forse perchè implicato in uno scandalo di corte. In esilio Ovidio compone le Tristezze e le Lettere dal Ponto, due raccolte di elegie nelle quali il poeta lamenta la propria condizione di esule in un paese remoto e barbaro e prega gli amici rimasti a Roma di supplicare Augusto affinché lo faccia ritornare. Le suppliche non ebbero esito: a Tomi il poeta muore nel 18 d.C., duemila anni fa.

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