Con Carla Vaudo
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Trastevere è l’adattamento della locuzione latina trans Tiberim (= oltre il Tevere) ed è ritenuto il quartiere più autenticamente romano, perché è quello che nei monumenti, nella sistemazione urbanistica, nelle consuetudini degli abitanti è rimasto il più autentico, conservando al meglio gli aspetti della tradizione e della storia di Roma. Il suo tessuto urbano, ricco ancora oggi di locali tipici e mercati, si dipana in un vasto reticolo di vicoli intorno alla piazza principale di Santa Maria in Trastevere, mantenendo forse più di ogni altro punto di Roma l’aspetto di un borgo, praticamente un paese inglobato all’interno di una città.
Nell’antica Roma questa era la zona riservata alle comunità orientali, siriache ed ebraiche in particolare. In età altomedievale la comunità ebraica si trasferì lentamente sull’altro lato del fiume e il Trastevere rimase piuttosto disabitato. Per questo il rione ha conservato nei secoli le caratteristiche delle origini, cioè un aspetto meno monumentale, e forse anche precario, che lo distingueva dal resto della città: un intrico disordinato di case e casupole distribuite in un groviglio di vie e viuzze orientate lungo la linea del fiume Tevere, e nel mezzo le antiche basiliche di Santa Cecilia, Santa Maria in Trastevere e di San Crisogono che svettavano su tutte le altre costruzioni. Per passare dall’altra parte del fiume si attraversa l’Isola Tiberina, l’antico guado utilizzato in origine dai primi fondatori di Roma per raggiungere la valle del Foro e il colle Palatino, oltre la quale si raggiunge il pittoresco quartiere del Portico d’Ottavia, dove sorge l’antico Ghetto di Roma.