Con Barbara Di Lorenzo
Visita guidata + noleggio sistema di amplificazione: Eu 12 iscritti a Flumen / Eu 15 non iscritti
Biglietto di ingresso Eu 4,00 (gratuito per i possessori di MIC Card)
Il Monte Testaccio, conosciuto da tutti a Roma anche come il Monte dei Cocci, è l’incredibile risultato di un immenso accumulo di antichi scarti ceramici, soprattutto anfore, che ha generato una collina artificiale situata nell’importante zona portuale della città antica e in prossimità dei grandi magazzini (= horrea).
Alto 54 metri e con una circonferenza di circa 1 Km, il monte è formato da testae, i cocci appunto, ovvero i frammenti di anfore usate per il trasporto delle merci che venivano sistematicamente scaricate e accumulate dopo essere state svuotate nel vicino porto fluviale. Secondo gli ultimi studi questa attività venne portata avanti tra il periodo augusteo e la metà del III sec. d.C.
Diversamente dalle anfore usate per il trasporto di prodotti agricoli, le anfore olearie provenienti in gran parte dalla Betica (attuale Andalusia) non erano riutilizzabili a causa della rapida alterazione dei residui di olio. Il problema dello smaltimento rapido ed economico delle anfore, nel rispetto delle norme igieniche, fu risolto con questa vera e propria discarica dove i frammenti vennero accatastati con la massima economia di spazio e con la sola disposizione di calce che, destinata ad eliminare gli inconvenienti causati dalla decomposizione dell’olio, ha rappresentato anche un ottimo elemento di coesione e di stabilità per il monte attraverso il tempo.
Un accumulo di tale entità ed altezza fu reso possibile dalla presenza di una prima rampa e di due stradelle percorse dai carri ricolmi di cocci e di anfore frammentarie, molte delle quali conservano il marchio di fabbrica impresso su una delle anse, mentre altre presentano i tituli picti, cioè note scritte a pennello o a calamo con il nome dell’esportatore, indicazioni sul contenuto, i controlli eseguiti durante il viaggio, la data consolare.
Pertanto il monte a tutt’oggi si configura come una straordinaria fonte storico-documentaria di prima mano sullo sviluppo economico dell’impero romano, sulle relazioni commerciali tra Capitale e province, nonché sulle abitudini alimentari del tempo.
Cessata la funzione di discarica, il Monte Testaccio dal periodo medievale inizia ad assumere un ruolo diverso nella storia di Roma come sede di manifestazioni popolari, dai più antichi giochi pubblici (come ad esempio il ludus Testacie, una sorta di corrida) alle note “ottobrate romane” dell’Ottocento.