Un nuovo viaggio nella terra di Filippo II e Alessandro Magno, i più grandi sovrani della dinastia degli Argeidi che cambiarono il corso della storia; un percorso tra le antiche città di Pella, dove Alessandro nacque e fu educato da Aristotele, Dion, sacra ai Macedoni dove partì la grande marcia verso la Persia e la favolosa necropoli reale di Verghina. Un percorso lungo l’antica via Egnatia e ai confini di Bisanzio, nella città di Salonicco, seconda per importanza solo a Costantinopoli, e al cospetto delle due montagne sacre: i monti Olimpo e Athos.
Racconta Plutarco che, alla partenza per la spedizione in Asia con un esercito di 50.000 uomini, Alessandro aveva scorte e risorse limitatissime; prima di partire però si preoccupò di distribuire tra i generali, gli ufficiali e gli amici quasi tutti i beni del suo tesoro regale, come risarcimento preventivo dell’incerta campagna. All’amico Perdicca, che gli chiese cosa riservasse per sé, Alessandro rispose: “a me restano le speranze” (Plutarco, Alex. 15, 4). Come un demone è questa speranza che spinge Alessandro a spostare sempre più avanti la linea del suo orizzonte: egli non saprà più fermarsi, mosso da un’ansia sempre superiore, facendo slittare i confini del suo desiderio verso un incessante moto ad infinitum.
E tutti dissero, in un sol grido: dacci l’immortalità! Non ho questo potere, rispose Alessandro, anch’io sono mortale. E allora perché, chiesero quelli, se sei mortale fai tante guerre? Per conquistare tutto e portarlo dove? Dove porterai le tue conquiste? Non dovrai, a tu a volta, lasciare tutto ad altri?
(Collatio Alexandri et Dindimi)