“Ma venisti vestito da matrimonio?”. Nella primavera del 2001 mi recai in Sicilia per incontrare Sebastiano Tusa, allora capo-sezione della Soprintendenza Archeologica di Trapani. Andavo per definire con lui le modalità della convenzione di scavo che mi avrebbe permesso di dirigere per la Sapienza le nuove ricerche archeologiche a Mozia, aprendo una straordinaria stagione di scoperte nell’isola fenicia. Emozionato e molto preso dal mio ruolo istituzionale, decisi di presentarmi nel suo ufficio assai elegante, in grisaglia con tanto di cravatta e panciotto, non senza patire un certo disagio per il caldo afoso generato dal malefico scirocco che in quei giorni avvolgeva Trapani. Infatti Sebastiano era, come sempre, vestito con comodi abiti casual e appena mi vide entrare, mi diede amabilmente del babbeo con quel senso dell’umorismo siculo-anglosassone di cui anche lui era dotato e che io amo da sempre. A noi della Sapienza ci chiamava “i Sapientoni”, a sottolineare quella tipica sicumera da giovani rampanti che spesso allora ci tradiva nei modi, ricordandoci indirettamente che comunque in Sicilia eravamo ospiti, graditissimi senz’altro, ma ospiti.
Sebastiano era figlio di Vincenzo, una delle figure più importanti dell’archeologia siciliana di sempre. È tutto suo il merito di aver preservato Selinunte dall’orrida speculazione edilizia, per giunta abusiva, che ancora oggi circonda questo immenso e bellissimo sito archeologico sorto al confine culturale tra i dominatori Punici e Greci. Suo il merito di aver fondato, cinquant’anni fa, la Fondazione Whitaker a Mozia, facendo diventare l’isola soprattutto un centro di studi archeologici unico nel suo genere. E proprio a Mozia, in un memorabile pomeriggio, Vincenzo Tusa ottuagenario, accompagnato da un divertito Sebastiano, ci raccontava con flemma e toni letterari alla Camilleri proprio i retroscena della trattativa che aveva condotto molti anni prima per la salvazione di Selinunte.
Sebastiano ha seguito le orme prestigiose del padre, e proprio come il padre è stato al contempo studioso e politico, perché la politica è il mezzo imprescindibile attraverso la quale riuscire a raggiungere in Italia obbiettivi scientifici ambiziosi, come la creazione della Soprintendenza del Mare, un’idea quasi visionaria tutta dedicata a quanto è nascosto nel Grande Blu che circonda la favolosa Sicilia. Così come fu per il bronzeo Satiro Danzante, bellissimo e unico, che svetta oggi per gli incantati visitatori nel museo di Mazara del Vallo e dove Sebastiano compare in un video commovente che ricorda tutti i momenti di quell’epico ritrovamento.
In venti anni Sebastiano ha percorso tutta la carriera politica, fino a diventare assessore alla cultura della Regione Sicilia, che significa in pratica essere il ministro dei beni culturali della Sicilia. Ci ha lasciati da par suo, in maniera straordinaria, tra Addis Abeba e Nairobi, mentre inseguiva un ennesimo progetto.