«È veramente scandaloso che coloro che hanno pagato un biglietto per uno show non possano riavere i loro soldi. Senza i fan non ci sarebbe musica dal vivo. Siamo fortemente in disaccordo con ciò che il governo italiano ha fatto».
Paul McCartney

Quando nell’autunno del 1998 al quasi novantenne Sir Denis Mahon, famoso collezionista e storico dell’arte londinese, proveniente da una facoltosa famiglia di banchieri di origine irlandese e per questo studente delle elitarie istituzioni di Eton e di Oxford, Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico e Membro dell’Ordine dei Compagni di Onore della Regina Elisabetta II, venne chiesta con una certa impacciata deferenza la cortesia di collaborare alla realizzazione dell’audioguida della mostra a lui dedicata dal titolo “Alla scoperta del Barocco italiano”, presentata a Roma dalla Fondazione Memmo di Palazzo Ruspoli, la sua risposta fu immediata ed entusiastica: “certamente, lo farò per il pubblico”. E fu così che questo incredibile personaggio, fisicamente una via di mezzo tra Winston Churchill e il Mr. Magoo dei cartoni animati, che parlava un italiano forbito con forte accento britannico, mi concesse, a titolo gratuito, due notti nel semibuio dell’allestimento della mostra per registrare un’intervista durante la quale mi raccontò con estrema disponibilità il grande valore storico e artistico, ma anche gli aneddoti e le curiosità, di ogni quadro esposto i cui autori erano grandi nomi della pittura italiana a cavallo tra Cinque e Seicento come Annibale Carracci, Guido Reni o Guercino, ma anche quel Nicolas Poussin, francese, la cui moderna fama molto si deve proprio agli studi di Sir Denis. Mi ricordai di questo esempio di devozione e di rispetto del pubblico qualche anno dopo quando, nell’occasione di un’altra importante mostra romana, venne avanzata la stessa richiesta a un notissimo storico dell’arte italiano, grande vedette del circo mediatico televisivo, il quale ci comunicò che avrebbe iniziato a riceverci solo dopo il preventivo versamento di una somma in danaro.

È cronaca di questi giorni che sir Paul McCartney, anch’egli britannico e insignito dalla Corona degli stessi onori di Denis Mahon, abbia ritenuto di intervenire personalmente nei confronti del nostro Governo in merito alla questione della gestione dei concerti annullati per causa dei fatti noti del coronavirus, sottolineando come solo in Italia il pubblico non avesse ricevuto il dovuto rimborso bensì un voucher generico “spendibile in 18 mesi”. In sostanza, chi ha pagato tutto, in anticipo e costosamente per assistere a un’esibizione assai rara di un grandissimo della musica Pop come l’ex Beatles, potrà utilizzare in futuro l’importo speso in occasione di un eventuale prossimo concerto tenuto, per puro esempio, da Laura Pausini o da Nec, senza nulla togliere a questi due valorosi artisti figli dell’operosissima Emilia-Romagna. In economia, sarebbe come imporre a un investitore che ha acquistato azioni petrolifere di sostituirle con un altro titolo generico, non identificato e molto probabilmente di inferiore valore.

Paul McCartney e gli altri tre Favolosi di Liverpool, nei tempi a venire saranno sicuramente sempre più annoverarti tra i grandi della musica di tutti i tempi ma è tutto da verificare se tra 500 anni verranno giudicati dai futuri umani come i più grandi di sempre e per questo ricordati dal mondo che verrà al pari di Raffaello urbinate, morto a Roma, ancora troppo giovane, il 6 aprile del 1520. Il Sanzio, figlio di un’epoca splendente come il Rinascimento italiano, contemporaneo di altri Mostri come Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, in cuor suo avrebbe magari auspicato che la sua opera, mezzo millennio dopo la sua morte, venisse celebrata dall’intero mondo ma mai avrebbe pensato che a causa di un inarrestabile processo di avaria del sistema di globalizzazione quello stesso mondo, il 6 aprile dell’anno 2020, sarebbe stato costretto a oscurare i suoi capolavori con dei funerei teli neri.

Sta di fatto che il nostro Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, di conseguenza al blocco di ogni attività causa lockdown (termine inglese che indica confinamento e isolamento), ha ritenuto di inserire anche la voce “mostre e concerti” nel famoso decreto Cura Italia (D.L. 17/03/2020, art.88), e quindi anche gli eventi annullati e non ripetibili come la succitata esibizione di Paul McCartney e il nostro Raffaello presentato alle Scuderie del Quirinale, decidendo di fatto di tutelare prevalentemente gli organizzatori di tali eventi piuttosto che il pubblico il quale, prima non rimborsato, ha dovuto poi barcamenarsi per utilizzare i macchinosi sistemi di conversione on line dei vecchi biglietti nei nuovi vouchers (ancora un termine in lingua inglese che indica, nel turismo, un buono rilasciato al cliente per usufruire di determinati servizi entro una determinata data).

Se nel frattempo l’intervento del celebre Beatle ha ridestato il nostro ministro che, chiamato in causa da cotanta autorità ha dichiarato la propria disponibilità a riverificare la questione dei rimborsi per i concerti annullati, la grande mostra dedicata a Raffaello annunciava invece la riapertura con grande soddisfazione di tutti noi che lo scorso gennaio avevamo lavorato e investito danaro per garantire la visita guidata ad almeno 700 di voi presso un evento espositivo che, secondo il parere di tutti, avrebbe emulato i fasti di Caravaggio anno 2010.

Ma le nuove modalità di visita decise dagli organizzatori della mostra, che di fatto annullavano del tutto la possibilità di introdurre nelle sale i gruppi guidati limitando a 6 il numero massimo di visitatori per ogni fascia oraria (poi allargato a 8 in corso d’opera), oltre a un ulteriore estenuante lavoro di riconversione on line di tutti i vouchers in nuovi biglietti, ha presto raffreddato i nostri entusiasmi.

Coerenti con tutte le iniziative che abbiamo intrapreso durante questi tristi mesi in cui ci siamo impegnati a rafforzare il rapporto che ci lega a voi da tanti anni, non abbiamo avuto dubbi nel voler comunque proporvi anche la nostra personale visita guidata all’interno della mostra di Raffaello, pur con tutte le limitazioni del caso: i vouchers, il limite dei 6 visitatori, il limite degli 80 minuti di permanenza in mostra scanditi da un campanello il cui suono, ogni 5 minuti, ti invita a cambiare rapidamente la sala. Misure di sicurezza senz’altro legittime e comprensibili ma che in Italia sembrano oggi essere applicate meticolosamente solo dai luoghi della cultura, come se fossero i più pericolosi dove si annida infido il contagio, mentre all’esterno impazza la più normale promiscuità estiva.

Invece che a 700, siamo riusciti a raccontare l’armonia raffaellesca a meno di 130 persone ma alla fine di questa che ci è sembrata una vera e propria battaglia combattuta sul campo di piazza del Quirinale, grande è stata la soddisfazione per quanto fatto e il piacere da parte nostra e di coloro che hanno partecipato a questa iniziativa, a cui va tutto il nostro ringraziamento.

Chissà come avrebbe giudicato tutto questo Sir Denis.