Video-lezioni registrate

  • Raccontato da Barbara Di Lorenzo La Gens Iulia è stata una delle più antiche e celebri famiglie patrizie romane, secondo la tradizione risalente alla Troia omerica, vantando la sua discendenza diretta da Iulo, il figlio di Enea e il fondatore della città di Alba Longa sui Colli Albani. La Gens Iulia fu una delle famiglie più illustri del periodo della Repubblica, i suoi membri ricoprirono la più alta magistratura, il consolato, per ben 29 volte, fino all'avvento dell’enorme figura storica di Gaius Iulius Caesar dictator, zio nonché padre adottivo di Ottaviano Augusto, il futuro primo imperatore di Roma. A partire da Cesare Augusto, il grande fondatore della Roma imperiale, tra il 27 a.C. e il 68 d.C. seguirono altri quattro imperatori della stessa dinastia giulio-claudia, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone. Le vicende della prima dinastia imperiale di Roma, l’ascesa e la decadenza, gli splendori e le nefandezze dei suoi famosi protagonisti maschili e femminili, sono raccontate da Barbara Di Lorenzo, in 5 video-conferenze.
  • Raccontato da Barbara Di Lorenzo La Gens Iulia è stata una delle più antiche e celebri famiglie patrizie romane, secondo la tradizione risalente alla Troia omerica, vantando la sua discendenza diretta da Iulo, il figlio di Enea e il fondatore della città di Alba Longa sui Colli Albani. La Gens Iulia fu una delle famiglie più illustri del periodo della Repubblica, i suoi membri ricoprirono la più alta magistratura, il consolato, per ben 29 volte, fino all'avvento dell’enorme figura storica di Gaius Iulius Caesar dictator, zio nonché padre adottivo di Ottaviano Augusto, il futuro primo imperatore di Roma. A partire da Cesare Augusto, il grande fondatore della Roma imperiale, tra il 27 a.C. e il 68 d.C. seguirono altri quattro imperatori della stessa dinastia giulio-claudia, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone. Le vicende della prima dinastia imperiale di Roma, l’ascesa e la decadenza, gli splendori e le nefandezze dei suoi famosi protagonisti maschili e femminili, sono raccontate da Barbara Di Lorenzo, in 5 video-conferenze.
  • Con Valeria Marino
    Nei secoli XV, XVI e XVII la pittura veneta viene internazionalmente apprezzata e richiesta in particolare presso le corti imperiali e le signorie. In terra veneta è attivo Giorgione originario di Castelfranco, nell’entroterra, che il Vasari colloca come allievo di Giovanni Bellini da cui riprende il gusto per il colore e l'attenzione per i paesaggi. Vicino agli intellettuali e alle famiglie patrizie da cui derivano molte delle sue commesse, anch'egli affascina con il suo colore e i suoi paesaggi armoniosi che spesso celano o sovrastano il significato criptico delle sue opere. Ma tra tutti, l'artista veneto più noto e richiesto del periodo è senz'altro il bellunese Tiziano Vecellio, inizialmente anche socio in affari di Giorgione che lo influenzò decisamente, soprattutto nella parte iniziale della sua carriera. Egli, oltre alle doti pittoriche in particolare nella tecnica personale dell'utilizzo del colore, dimostrò anche un'indiscussa abilità nel crearsi un reticolo di conoscenze che lo facevano spesso preferire ai suoi contemporanei per le commesse più importanti. Nel corso del XVI la Scuola Veneta domina il palcoscenico internazionale arrivando a influenzare quei paesi del nord che inizialmente ne avevano determinato la nascita. Artisti come Paolo Veronese e il Tintoretto divennero un modello di ispirazione per l’Europa di allora, come accadde anche in architettura grazie al genio creativo di Andrea Palladio.
  • Con Valeria Marino
    Nei secoli XV, XVI e XVII la pittura veneta viene internazionalmente apprezzata e richiesta in particolare presso le corti imperiali e le signorie. In terra veneta è attivo Giorgione originario di Castelfranco, nell’entroterra, che il Vasari colloca come allievo di Giovanni Bellini da cui riprende il gusto per il colore e l'attenzione per i paesaggi. Vicino agli intellettuali e alle famiglie patrizie da cui derivano molte delle sue commesse, anch'egli affascina con il suo colore e i suoi paesaggi armoniosi che spesso celano o sovrastano il significato criptico delle sue opere. Ma tra tutti, l'artista veneto più noto e richiesto del periodo è senz'altro il bellunese Tiziano Vecellio, inizialmente anche socio in affari di Giorgione che lo influenzò decisamente, soprattutto nella parte iniziale della sua carriera. Egli, oltre alle doti pittoriche in particolare nella tecnica personale dell'utilizzo del colore, dimostrò anche un'indiscussa abilità nel crearsi un reticolo di conoscenze che lo facevano spesso preferire ai suoi contemporanei per le commesse più importanti. Nel corso del XVI la Scuola Veneta domina il palcoscenico internazionale arrivando a influenzare quei paesi del nord che inizialmente ne avevano determinato la nascita. Artisti come Paolo Veronese e il Tintoretto divennero un modello di ispirazione per l’Europa di allora, come accadde anche in architettura grazie al genio creativo di Andrea Palladio.
  • Con Valeria Marino
    Nei secoli XV, XVI e XVII la pittura veneta viene internazionalmente apprezzata e richiesta in particolare presso le corti imperiali e le signorie. In terra veneta è attivo Giorgione originario di Castelfranco, nell’entroterra, che il Vasari colloca come allievo di Giovanni Bellini da cui riprende il gusto per il colore e l'attenzione per i paesaggi. Vicino agli intellettuali e alle famiglie patrizie da cui derivano molte delle sue commesse, anch'egli affascina con il suo colore e i suoi paesaggi armoniosi che spesso celano o sovrastano il significato criptico delle sue opere. Ma tra tutti, l'artista veneto più noto e richiesto del periodo è senz'altro il bellunese Tiziano Vecellio, inizialmente anche socio in affari di Giorgione che lo influenzò decisamente, soprattutto nella parte iniziale della sua carriera. Egli, oltre alle doti pittoriche in particolare nella tecnica personale dell'utilizzo del colore, dimostrò anche un'indiscussa abilità nel crearsi un reticolo di conoscenze che lo facevano spesso preferire ai suoi contemporanei per le commesse più importanti. Nel corso del XVI la Scuola Veneta domina il palcoscenico internazionale arrivando a influenzare quei paesi del nord che inizialmente ne avevano determinato la nascita. Artisti come Paolo Veronese e il Tintoretto divennero un modello di ispirazione per l’Europa di allora, come accadde anche in architettura grazie al genio creativo di Andrea Palladio.
  • Con Valeria Marino
    Nei secoli XV, XVI e XVII la pittura veneta viene internazionalmente apprezzata e richiesta in particolare presso le corti imperiali e le signorie. In terra veneta è attivo Giorgione originario di Castelfranco, nell’entroterra, che il Vasari colloca come allievo di Giovanni Bellini da cui riprende il gusto per il colore e l'attenzione per i paesaggi. Vicino agli intellettuali e alle famiglie patrizie da cui derivano molte delle sue commesse, anch'egli affascina con il suo colore e i suoi paesaggi armoniosi che spesso celano o sovrastano il significato criptico delle sue opere. Ma tra tutti, l'artista veneto più noto e richiesto del periodo è senz'altro il bellunese Tiziano Vecellio, inizialmente anche socio in affari di Giorgione che lo influenzò decisamente, soprattutto nella parte iniziale della sua carriera. Egli, oltre alle doti pittoriche in particolare nella tecnica personale dell'utilizzo del colore, dimostrò anche un'indiscussa abilità nel crearsi un reticolo di conoscenze che lo facevano spesso preferire ai suoi contemporanei per le commesse più importanti. Nel corso del XVI la Scuola Veneta domina il palcoscenico internazionale arrivando a influenzare quei paesi del nord che inizialmente ne avevano determinato la nascita. Artisti come Paolo Veronese e il Tintoretto divennero un modello di ispirazione per l’Europa di allora, come accadde anche in architettura grazie al genio creativo di Andrea Palladio.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Raccontato da Marco Mancini «Non ho descritto neppure la ventesima parte delle cose che ho visto» Chi parla è Marco Polo, nel resoconto del suo straordinario viaggio raccontato al grande letterato Rustichello da Pisa, mentre condividevano la prigionia a Genova durante i conflitti tra le Repubbliche Marinare. Quello che ne scaturì fu la scrittura di uno dei più famosi libri del mondo, Le Divisament dou Monde, poi conosciuto col nome di Milione, che ebbe sin dalla prima pubblicazione un’incredibile fortuna. Il viaggio di Marco verso Oriente, attraverso l’intero continente asiatico, lungo le millenarie vie carovaniere dell’Anatolia e della Persia fino al cuore della civilissima Cina, in quegli anni dominata dall’Impero Mongolo, fu la più importante fonte di conoscenza per tutto il mondo occidentale dell’epoca. La leggendaria conquista di Alessandro Magno dell’Impero Persiano, i traffici commerciali dei Romani lungo la Via della Seta, portarono l’Occidente al contatto con la Cina e a un alto livello di conoscenze etniche e geografiche che svanirono in pieno Medioevo. Alla fine del Duecento in Occidente non si conosceva cosa ci fosse al di là del mondo islamico e qualsiasi racconto era gonfiato da fantasie e ignoranza. Tutto era ricondotto alla diabolica figura di Gengis Khan e all’eco delle atrocità del suo invincibile esercito, perpetrate ai danni delle città dell’Europa orientale. Marco Polo non solo giunse alla corte del Gran Khan dei Mongoli Kubilai, viaggiando per centinaia di miglia attraverso paesi diversi e superando steppe ostili, deserti e catene montuose, ma ne rimase per anni al suo servizio, fungendo da ambasciatore ed amministratore. Il suo ritorno a Venezia dopo anni di permanenza in Cina, rappresenta una conquista assoluta per l’umanità, un punto di svolta fondamentale per l’apertura di rotte commerciali lungo nuovi canali per l’Oriente, uno straordinario flusso di ricchezze e potere che vede privilegiata la Repubblica di Venezia come terminale diretto della Via della Seta. La magnifica esperienza di Marco Polo, forse il più famoso viaggiatore del mondo, ha da sempre ispirato l’immaginario collettivo e rappresentato simbolicamente l’idea del viaggio dell’uomo verso l’ignoto, per sete di conoscenza, brama di crescita e sviluppo del progresso. Poco più di due secoli dopo il ritorno di Marco a Venezia, un altro italiano sognava, per le stesse ragioni, di recarsi in Cina, ma questa volta via mare e procedendo nella direzione opposta, sicuro di abbreviare notevolmente il viaggio ed ottenere maggiori benefici per l’uomo. Il suo nome era Cristoforo Colombo.
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