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  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Carla Vaudo A lungo la stessa storiografia individuò nelle “invasioni barbariche” il momento del precipitarsi della storia dallo splendore dell’età classica all’oscurità di quell’età di mezzo, il Medioevo, da vivere in attesa della rinascita dello splendore dell’antico e del nuovo trionfo della ragione. Ma questa visione ha ormai fatto il suo tempo e diventa importante scoprirci figli ed eredi anche di quei “barbari”, e incontrarli con una consapevolezza nuova, alla ricerca delle tracce del senso di un nuovo mondo che essi contribuirono a creare. Tra i popoli che hanno lasciato una maggiore traccia, nella storia, nella cultura e nell’arte italiana un posto speciale lo hanno sicuramente i Longobardi, la cui presenza in Italia ha dato origine ad un sito seriale, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Valeria Marino Il termine maniera è presente già nella letteratura artistica quattrocentesca costituendo sostanzialmente un sinonimo di stile. Con tale accezione venne ripreso da Giorgio Vasari nella sua monumentale opera “Le Vite”, in cui il termine incomincia tuttavia ad assumere un significato più specifico e, per certi versi, fondamentale nell'interpretazione del fenomeno artistico. Vasari parla esplicitamente della "Maniera moderna" o "grande maniera" dei suoi tempi, indicando in artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello i fautori di un culmine della progressione artistica, incominciata come una parabola ascendente alla fine del Duecento, con Cimabue e Giotto. Agli artisti del primo Cinquecento attribuisce il merito di essere arrivati a una perfezione formale e a un ideale di bello in grado di superare gli antichi, cioè i mitici artefici dell'arte classica, e la natura stessa. Vasari si raccomandò dunque, ai nuovi artisti, di riferirsi a questi modelli per acquisire la «bella maniera». Il significato di "maniera", inteso positivamente nell'opera vasariana, venne poi trasformato in «Manierismo» nei secoli XVII e XVIII, assumendo una connotazione negativa: i Manieristi erano infatti quegli artisti che avevano smesso di prendere a modello la natura, secondo l'ideale rinascimentale, ispirandosi esclusivamente allo stile dei tre grandi maestri. La loro opera venne così banalizzata come una sterile ripetizione delle forme altrui. Firenze fu uno dei primi centri di elaborazione del Manierismo: se nei primi dieci anni del Cinquecento si assistette ancora allo sviluppo di stilemi classici, ad esempio con Andrea del Sarto, con la caduta della Repubblica fiorentina nel 1512 si manifestarono precocemente tendenze anticlassiche e manieristiche, i cui massimi rappresentanti furono i pittori Rosso Fiorentino e Pontormo. Le successive fasi del manierismo si svilupparono sotto Cosimo I de' Medici (1519–1574) e furono rappresentate dalle pitture di Giorgio Vasari, del Bronzino, di Francesco Salviati; dalle sculture di Benvenuto Cellini, Giovanni Angelo Montorsoli, Baccio Bandinelli, Giambologna; dalle architetture dello stesso Vasari, di Bartolomeo Ammannati, di Bernardo Buontalenti.
  • Con Valeria Marino Il termine maniera è presente già nella letteratura artistica quattrocentesca costituendo sostanzialmente un sinonimo di stile. Con tale accezione venne ripreso da Giorgio Vasari nella sua monumentale opera “Le Vite”, in cui il termine incomincia tuttavia ad assumere un significato più specifico e, per certi versi, fondamentale nell'interpretazione del fenomeno artistico. Vasari parla esplicitamente della "Maniera moderna" o "grande maniera" dei suoi tempi, indicando in artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello i fautori di un culmine della progressione artistica, incominciata come una parabola ascendente alla fine del Duecento, con Cimabue e Giotto. Agli artisti del primo Cinquecento attribuisce il merito di essere arrivati a una perfezione formale e a un ideale di bello in grado di superare gli antichi, cioè i mitici artefici dell'arte classica, e la natura stessa. Vasari si raccomandò dunque, ai nuovi artisti, di riferirsi a questi modelli per acquisire la «bella maniera». Il significato di "maniera", inteso positivamente nell'opera vasariana, venne poi trasformato in «Manierismo» nei secoli XVII e XVIII, assumendo una connotazione negativa: i Manieristi erano infatti quegli artisti che avevano smesso di prendere a modello la natura, secondo l'ideale rinascimentale, ispirandosi esclusivamente allo stile dei tre grandi maestri. La loro opera venne così banalizzata come una sterile ripetizione delle forme altrui. Firenze fu uno dei primi centri di elaborazione del Manierismo: se nei primi dieci anni del Cinquecento si assistette ancora allo sviluppo di stilemi classici, ad esempio con Andrea del Sarto, con la caduta della Repubblica fiorentina nel 1512 si manifestarono precocemente tendenze anticlassiche e manieristiche, i cui massimi rappresentanti furono i pittori Rosso Fiorentino e Pontormo. Le successive fasi del manierismo si svilupparono sotto Cosimo I de' Medici (1519–1574) e furono rappresentate dalle pitture di Giorgio Vasari, del Bronzino, di Francesco Salviati; dalle sculture di Benvenuto Cellini, Giovanni Angelo Montorsoli, Baccio Bandinelli, Giambologna; dalle architetture dello stesso Vasari, di Bartolomeo Ammannati, di Bernardo Buontalenti.
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